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La vita a Bolzano, mi ripeto, è stata molto triste e dura.
Più che dura…direi triste…!!!
Ho trascorso in questa magnifica terra molti “lunghi” mesi…
fra varie situazioni che non lasciavano sperare nulla di buono…
Se raccontassi tutto ciò che ho vissuto lassù…rischierei di annoiare,
ma di un paio di cose non posso fare proprio a meno.
Da questa caserma non era facile andare in licenza.
Ne spettava una soltanto di pochi giorni e non si prendeva mai.
Ognuno di noi lasciava questa opportunità in caso di “disperato” bisogno…
prima che venisse la voglia di fare qualche “fesseria”.
Un commilitone, che non riuscì mai ad accettare la naja,
arrivò al punto di fingere che aveva i denti malati…ed uno dopo l’altro…
se li fece estrarre quasi tutti… al punto che, per legge, poteva tornare a casa…
non potendo più masticare, era considerato…inabile al servizio militare…
Lo ricordo bene…non accettando quella vita…era sempre…in “galera”.
Raccontare che il freddo nelle camerate era sotto zero ed i vetri, per la condensa,
erano perennemente ghiacciati…farà sorridere.
I cosiddetti “bagni” invece, continuamente allagati e con le finestre senza vetri…
lasciavano formarsi sul pavimento
una lastra di ghiaccio…da poterci anche “pattinare”.
Avevo un caro amico in “ fureria” che la sera, prima di coricarmi,
mi procurava, di nascosto, un mare di coperte! Una notte ho contato sopra di me
ben 15 coperte…il solo peso mi schiacciava sul duro telo della branda…
e si moriva ugualmente di freddo…ed io non sono mai stato un freddoloso.
Quando la mattina presto…suonava “la tromba”…la caserma “tremava”…
anche per gli urli e le “parolacce” dei più insofferenti.
Centinaia di soldati come me saltavano contemporaneamente dalle brande a
castello e…dopo sette minuti…
bisognava aver rifatto la branda,
lavato il viso, fatto pipì, vestiti di tutto punto… e ci si precipitava tutti insieme…
giù per le larghissime scale… ci si radunava in fila e…
schierati alla perfezione sul freddissimo piazzale.
L’ Ufficiale dava “l’attenti”, ci controllava…uno ad uno…, scarpe pulite,
i pantaloni, i capelli corti…, poi ci girava intorno...
ispezionava ancora per qualche minuto…
ricontrollava e…i minuti passavano…
col freddo che ci tagliava la faccia.
Presentava la “forza” al Comandante della caserma…e ci ordinava,
poco prima del congelamento:
rompete le righee !!!
Gli ufficiali, per i quali ho dovuto sempre un meritato rispetto…
sapevano bene della nostra insofferenza…
In fin dei conti, anch’essi erano più o meno come noi… nella stessa barca.
Devo dire che tutti gli Ufficiali erano persone veramente in gamba,
di solito, dei veri “Signori”.
Capivano il nostro disagio, un disagio di cui noi avremmo fatto volentieri a meno,
mentre Loro…avevano fatto una scelta.
Ciò non toglie che io non abbia un bel ricordo del loro comportamento
molto umano e con grande comprensione.
Le vere “carognette”, quelle che punivano senza pietà,
che nessuno di noi sopportava, si annidavano fra i caporali.
Non ho mai capito perché fossero così spietati contro noi semplici soldati.
Bastava niente…ed eri in camera di punizione…(C.P.S. o C.P.R.).


                 
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"Aggiornato il 5 maggio 2005...." - Tutti i diritti riservati